Isole di vita monastica [storia]

Monastero (croce)L’esperienza del monachesimo occidentale rappresenta uno dei più interessanti fenomeni di aggregazione religiosa che il mondo abbia mai conosciuto. La vita monastica prevede l’allontanamento volontario dal mondo da parte di gruppi di persone o di singoli, per svolgere una vita all’insegna della preghiera e del servizio verso gli altri.

Taluni culti orientali, tra i quali l’induismo e una delle sue più celebri filiazioni, il buddhismo, già prima di un’istituzione ufficiale del monachesimo, prevedevano che degli individui si allontanassero dal mondo per abbracciare o una vita solitaria in preghiera, o esperienze comunitarie in cui diverse persone si riunivano sotto un maestro, il quale assicurava loro la salvezza. Nel cristianesimo, invece, il monachesimo ebbe le sue prime espressioni con il cosiddetto anacoretismo: gli anacoreti erano uomini che si allontanavano dagli insediamenti umani per rivivere l’esperienza evangelica di Cristo nel deserto; il loro scopo principale era la preghiera per la salvezza delle anime. Tali pratiche prevedevano regole di vita molto severe, tra cui il digiuno, la castità e l’astinenza da cibi carnei. Importato quindi dall’Oriente, in Occidente il monachesimo si espanse a macchia d’olio in molte zone d’Europa, sviluppando però una tendenza più cenobitica (comunitaria) che solitaria.

In seguito all’evangelizzazione portata avanti da San Patrizio, in territorio irlandese si vennero a costituire le comunità monastiche più vitali d’Europa. Intorno al 500 d. C., sant’Enda fondò un primo insediamento nell’isola di Aran, situata all’imbocco della baia di Galway, che prenderà poi il nome di «isola dei santi». Ben presto questo centro diventerà punto di ritrovo per tanti giovani decisi a intraprendere una nuova vita all’insegna della preghiera e della contemplazione. Un altro esempio di fondazione fu il monastero San Finnian, fondato da Clonard, poi definito «maestro dei santi d’Irlanda» in quanto dal suo cenobio uscì un consistente gruppo di giovani denominato «i dodici apostoli d’Irlanda» che, a loro volta, diede vita a numerose fondazioni di monasteri.

Non si può non menzionare, poi, San Colombano: originario di Bangor, egli fu il primo grande esponente monastico irlandese che, dalle isole, si avventurò nel continente, ravvivando il languente monachesimo delle future Francia, Germania e Italia con fondazioni di monasteri, tra i quali spiccano Auxerre, Luxueil, San Gallo e Bobbio.

I cenobi celtici avevano sembianze molto simili a quelle dei monasteri orientali. Sorgevano spesso in luoghi appartati, selvaggi e solitari che potessero consentire quel raccoglimento e quello stile di vita tipico dei monaci. Le strutture erano generalmente caratterizzate da un numero variabile di semplici capanne rotonde di legno, residenze dei monaci, raccolte attorno a una o più chiese. Accanto alla chiesa si trova un refettorio con relativa cucina, una biblioteca e le officine per il lavoro. Molto spesso in un monastero si trovavano anche luoghi adibiti al ricovero dei pellegrini.

Per quanto riguarda lo stile di vita, le differenze erano grandi fra le disparate realtà. Ogni monastero adottava infatti consuetudini proprie, stabilite dallo stesso fondatore della comunità. La regola più seguita era quella redatta da San Colombano: composta da dieci capitoli, essa stabiliva le virtù e la spiritualità del monaco. Lo stile monastico era di matrice essenzialmente cenobitica, ma le fonti attestano che taluni monaci chiesero volontariamente all’abate del monastero di abbandonare il cenobio per scegliere la vita eremitica, per sempre o per tempi limitati. Il passaggio poteva avvenire o in luoghi appartati del monastero o, più frequentemente, in luoghi vicini, ma isolati, come foreste o isole.

Molti di questi monaci, attraverso le loro peregrinazioni, misero in atto un fenomeno di evangelizzazione delle terre in cui approdavano: chiaro esempio è la missione di San Colombano già accennata in precedenza. Altra caratteristica importante di tali luoghi è che si resero protagonisti di un importantissimo fenomeno di produzione e conservazione del patrimonio latino, tanto pagano quanto cristiano. Mentre il resto d’Europa viveva il declino culturale caratterizzante i secoli V e VI, l’Irlanda divenne, proprio grazie ai suoi centri monastici, un importante polo di conservazione del mondo classico.

I monasteri assunsero quindi non solo la funzione di centri spirituali, ma anche di formidabili officine culturali capaci di preservare le meraviglie del mondo antico che, arricchite con le esperienze medievali, pochi secoli dopo avrebbero illuminato il mondo dando vita all’esperienza straordinaria e irripetibile della civiltà europea.

Ludovico Van